Una Corazza come casa
La tartaruga
Mentre, una notte, se n’annava a spasso,
la vecchia Tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
co’ la casa vortata sottinsù.
Un Rospo je strillò: – Scema che sei!
Queste so’ scappatelle
che costano la pelle… –
Lo so: – rispose lei –
ma, prima de morì, vedo le stelle.
Trilussa
Adoro le tartarughe, sia quelle di terra, sia quelle acquatiche. Sembrano creature vecchie e lo sono, quasi mitiche, sono rettili primordiali, tra i vertebrati più antichi della terra. Dallo studio dei numerosi ritrovamenti fossili, viene dimostrato che le prime proto-tartarughe sono comparse circa 220 milioni di anni fa. All’epoca, esisteva un grande unico Oceano denominato Tetide, compreso tra l’Africa e l’Eurasia (Europa ed Asia formavano un unico continente), con fondali ricchi di secche, scogliere coralline, scarpate e bacini pelagici, dove lentissimi processi di accumulo di materiali sedimentari in acque superficiali e profonde, stavano creando il presupposto per la formazione di catene montuose. Da oltre 200 milioni di anni le tartarughe sono sopravvissute a tutte le catastrofi naturali del Pianeta.
Con la rapidità che occorre per una battuta di caccia alla lattuga, hanno superato il passaggio dell’evoluzione perché tutto sommato non rappresentavano un pericolo per nessuno e, forse, era troppo difficile mangiarle. Placidi e lenti, ho potuto ammirare questi affascinanti rettili corazzati nel loro habitat naturale alle Seychelles dove abbiamo osservato le tartarughe terrestri endemiche giganti (lunghe dai 2 ai 3 metri, alte 1 m e pesanti più di 200 kg.) delle quali rimangono ormai circa 15000 esemplari: in Costa Rica, in Egitto dove un giovane esemplare si presentava tutte le mattine per accompagnarci nella nostra prima battuta di snorkeling, alle Mauritius, alle Maldive, in Messico dove abbiamo nuotato in compagnia di tartarughe marine di grandi dimensioni.
Il fascino delle tartarughe è insito nella loro lentezza e soprattutto nel loro guscio che sembra essersi evoluto da estensioni ossee della colonna vertebrale e delle costole che si sono espanse e sono cresciute insieme per formare un “carapace” completo, in grado di offrire protezione ad ogni stadio evolutivo.
Sempre dall’analisi dei reperti fossili è stato possibile risalire al primo membro della linea delle tartarughe dotato di un guscio completo, il Proganochelys, originario del tardo Triassico. Questo genere già possedeva molti tratti tipici delle tartarughe attuali, anche se non era in grado di ritrarre la testa all’interno del guscio e possedeva una lunga coda dotata di spine.
Nel linguaggio comune a volte il termine “tartaruga” indica le tartarughe acquatiche, siano esse d’acqua dolce, con membrane di pelle tra gli artigli o marine, con arti trasformati in pinne, carnivore e con carapace dal profilo basso; mentre con la denominazione “testuggine” si intendono le specie terrestri, erbivore, con possenti artigli e con carapace rialzato.
In realtà tale distinzione è priva di valenza tassonomica non essendoci filogeneticamente tale distinzione. Le tartarughe o testuggini sono rettili che appartengono all’ordine Testudines o Chelonia. Vengono, poi, suddivise in due sottordinii: le Cryptodirae le Pleurodira. Le prime sono il gruppo più numeroso e includono tartarughe marine, terrestri e la maggior parte delle tartarughe d’acqua dolce. Le Pleurodira sono perlopiù tartarughe d’acqua dolce. Caretta caretta è la specie più comune dei mari mentre Testudo hermanni è quella terrestre più diffusa.
Le specie acquatiche sono prevalentemente onnivore, per lo più carnivore da giovani poi, con la crescita, preferiscono i vegetali, si alimentano di pesce, lattuga, frutti di bosco (gli unici che non fermentano durante la digestione), Per quanto riguarda la velocità, quelle acquatiche riescono a raggiungere gli 8 km/h, mentre le terrestri oltre ad essere principalmente erbivore, con una dieta che varia dalla frutta ai cactus, riescono a raggiungere a malapena 0,1 km/h.
Le tartarughe, in genere, sono presenti in tutti i continenti eccetto l’Antartide ma la maggiore biodiversità è concentrata nelle regioni tropicali e subtropicali.
Nella mitologia la tartaruga rappresenta il mondo: il cielo è la sua corazza ricurva, il corpo la terra.
Vedi anche: BERENICE, L’INCONTRO CON LE TARTARUGHE