È l’alba di uno splendido mattino, mentre navighiamo attraverso un intrigo di canali nel Parco Nazionale del Tortuguero, esteso per circa 19.000 ettari nel nord-est del Paese. I pigri serpeggiamenti dei canali rivelano un mondo di pioggia e di acque, di palme, di sabbie nere e di fiumi rossi d’argilla, a volte trasparenti come cristallo.

Jacana femminista

Il silenzio è profondo, interrotto da Carlita, la nostra guida esperta ed appassionata naturalista, che avvista e descrive le tante specie di uccelli acquatici presenti. La foresta che penetra tutt’attorno per 15 km, non è mai la stessa: esplosiva e verdissima, rada e paludosa, gloriosa, regale, persino spaventosa nella sua potenza che sembra invincibile.

Il Tortuguero riceve 5 metri di pioggia all’anno che ne fanno una delle zone più piovose del Costa Rica e che alimentano una prorompente vegetazione pluviale e diversi ambienti umidi costieri straordinariamente ricchi di fauna. Un mondo verde, umido, soffocante dove abitano due terzi dei cinque milioni di specie vegetali ed animali che esistono sulla Terra.

i canali del Tortuguero

All’inizio sembra che nulla abbia un ordine, la foresta pluviale, così esuberante di vegetazione, appare un caos totale: rami che s’intrecciano, foglie di ogni forma e grandezza, fiori di tutti i colori, alberi altissimi lunghi e stretti, alberi immensi centenari, palme di ogni specie, chiome folte e larghe, impenetrabili, liane, piante che crescono su piante, funghi enormi, belli e velenosi. In realtà, si tratta di una struttura organizzata alla perfezione, un complesso e delicato equilibrio dove ogni specie dipende da un’altra, un ecosistema perfetto dove creature diverse, anche invisibili, si muovono e interagiscono di continuo.

tortuguero

Durante la lenta navigazione, sono stati continui incontri emozionanti con le scimmie ragno e quelle urlatrici, con i caimani e le tartarughe che si crogiolavano al sole, mentre gruppi di oropendule volavano alte nel cielo, con tucani e pappagalli rumorosi, iguane verdi giganti e il mitico basilisco.

basilisco

A tratti la volta della foresta pluviale ricongiunge le chiome al di sopra del canale, creando zone buie e cupe dove echeggiano solenni le grida delle scimmie urlatrici.

scimmia urlatrice

Una sorpresa dopo l’altra ha caratterizzato l’escursione, fino a giungere al piccolo ed accattivante paese, il “pueblo”, con case, scuola e persino secchi per la raccolta differenziata della “basura” dipinti di colori vivaci, e dove regna una gran confusione di turisti tra piccole botteghe artigiane, musica, allegria e svariati negozi dedicati ai tipici souvenir. Dominano le tartarughe elette a simbolo del Parco che vengono riproposte sotto forma di piccoli gioielli, portachiavi e suppellettili di ogni tipo. Quelle vere hanno scelto un tratto di costa a pochi chilometri da Moin, quale sito prediletto per la riproduzione, dove ampi estuari accolgono le acque dei fiumi ricchi di limo, poi plasmate dall’incessante gioco delle maree e trasformate in lunghe spiagge solitarie. Qui, sulle sabbie calde e brune le tartarughe scavano i loro nidi.

Per chilometri lungo i canali del Tortuguero non vi sono villaggi, soltanto qualche sporadica casa di pescatori, fatta di legno e bambù, eretta su palafitta per sfuggire alle inondazioni ed ai serpenti.

tortuguero
Abbiamo navigato i canali più di una volta alla ricerca di immagini sempre più belle, abbiamo percorso, di giorno e di notte, i sentieri attraverso la foresta pluviale, dove i suoni giungono acuti, stridenti, ossessionanti di milioni di cicale, di mille trilli, gracidii, squittii, amalgamati in un insieme musicale che penetra la mente e, passo dopo passo, quel piccolo frammento di avventura della conoscenza si tramutava in un’emozionante esperienza dell’anima, completamente avvolti da quei paesaggi primordiali.

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Troppa bellezza, troppa varietà, troppa meraviglia, per rimanere soltanto impressionati, per riuscire a capire e forse anche per poter descrivere le emozioni. È qualche cosa che si respira nell’aria, è la felicità di vivere.

aninga al tortuguero