Selva Verde
La barca corre spedita nell’intrico di canali color argilla che da Tortughero conducono all’imbarcadero di Pavona. Da qui, dopo un viaggio di qualche ora attraverso i paesaggi di pianura del nord del Paese, giungiamo a Selva Verde. Come un vasto oceano di verde le pianure si estendono nella parte settentrionale del Costa Rica, formate nel corso di milioni di anni dal continuo apporto di sedimenti fluviali. Numerosi corsi d’acqua discendono i fianchi della cordigliera vulcanica, insinuandosi tra la vegetazione pluviale che colonizza le ampie distese pianeggianti, sempre più rigogliose verso est. In questa zona, pochi chilometri da Puerto Viejo, sorge la riserva privata di Selva Verde, che preserva 192 ettari di foresta pluviale, attraversata dal fiume Sarapiquì. L’articolata morfologia del sistema fluviale in quest’area, servì come arteria durante l’espansione coloniale fino a quando, negli ultimi due secoli, la sua importanza crebbe in seguito al boom del caffè e il Sarapiquì divenne la principale via di comunicazione con il Mar dei Caraibi
Ancora una volta la prodigiosa biodiversità, tipica di questi ambienti, ci accoglie e la prima creatura incontrata è stata una gigantesca iguana placidamente distesa all’entrata del lodge, costruito su palafitte di legno e immerso nel verde.
Nei giorni a seguire, ogni momento è stata un’emozione; l’impressione di vivere tra le pagine di un’enciclopedia naturalistica magicamente illustrata si è fatta tanto intensa da superare la realtà. È questa la foresta, uno spazio di solitudine e di oblio, dove le poche case sono semplici e fatte di legno, assediate dalla vegetazione, dove la pioggia arriva tutti i giorni mai uguale, inventando nuovi suoni e nuove scene ammorbidisce tutto e fa nascere altre piante, fiori, muschi, muffe filamentose e rampicanti invadenti ovunque la vita trovi il modo di aggrapparsi. Per chi ama la natura, la foresta è un giardino incantato, il mondo delle origini inviolato, che ancora racchiude infiniti segreti.
Abbiamo attraversato il ponte sospeso che congiunge le due rive del Sarapiqui per osservare quell’universo in verticale, dove salire su uno dei giganti della foresta è come immergersi nella stravagante varietà della barriera corallina. Il ponte ondeggiava ad ogni nostro passo, quasi a volerci distogliere da quella magia. Come un mare di verde, ogni metro in più è un nuovo mondo: dal sottobosco oscuro, dove regnano i funghi e gli organismi demolitori, agli strati intermedi dove un intreccio di rami e di liane va alla ricerca esasperata della luce; dalle bromeliacee, le felci, le orchidee che nascono e prolificano sui rami più grandi, fino alle chiome con i loro abitanti e le loro storie vissute a 40 metri di altezza.
Vivere un’eternità a Selva Verde non basterebbe ad osservare le infinite creature che vi abitano. Lo spazio riservato al lodge, sembrava non avere confini con la foresta e con il fiume che scorreva limpido sotto il sole tropicale. Perfettamente inseriti nel contesto naturale, alcuni caschi di banane erano posizionati tra gli alberi in punti strategici, per esempio di fronte al ristorante: un’attrazione irresistibile per oropendule, tucani, numerosi uccelli piccoli e colorati di giallo, celeste e rosso, basilischi, scoiattoli, scimmie e una moltitudine di insetti stravaganti. La mattina presto, durante la colazione, era un vero caos di uccelli esotici, un insieme di colori e di suoni mescolati nel cielo e nel verde, sempre diverso, appariscente, attraente. Nello stagno protetto da piante rigogliose regnava un piccolo universo di anfibi ed insetti e la nostra missione notturna era cercare la mitica rana dagli occhi rossi. I suoi occhioni rosso fuoco, i grandi piedi arancioni palmati, i fianchi colorati di strisce gialle e blu ed il dorso verde brillante servono a spaventare i predatori.
Non sono in pericolo di estinzione ma grazie al loro aspetto così caratteristico, la loro immagine viene spesso utilizzate per le cause della protezione delle foreste tropicali e per pubblicizzare il turismo ecosostenibile.
La mia capacità di avvistare gli animali stava migliorando notevolmente, oltre a percepire la presenza delle scimmie tra le fronde, riuscivo a distinguere le iguane perfettamente mimetizzate a riposare sui rami, ascoltavo il gracidio inconfondibile delle rane e riuscivo a scovarle (anche le più piccole), avvistavo facilmente gli scoiattoli ma, soprattutto, avevo imparato a distinguere, tra gli infiniti suoni della foresta, il tipico ronzio squillante che emetteva il colibrì. Questo strepitoso e piccolissimo uccello, unico al mondo per le sue performance di volo librato, si avvicinava ripetutamente ai tanti fiori sparsi intorno a noi.
Il cielo chiaro color dell’opale, prometteva raggi di sole ma la pioggia continuava a cadere, talmente lieve, eterea, quasi impercettibile mentre oropendule, pappagalli e tucani coloratissimi volavano lontano rallegrando il mattino e la nostra fantasia.
In questi luoghi da sogno sono gli animali i padroni assoluti dell’ambiente, sono rispettati da tutti e persino protetti. In un Paese privo di esercito esiste un esercito popolare al servizio dell’ambiente, della ricerca scientifica, della bellezza, un battaglione agguerrito di persone messaggero della filosofia della conservazione e della tutela della natura.
L’esperienza di vita così piacevole e intensa trascorsa a Selva Verde sarà indimenticabile ma un ringraziamento particolare lo porgiamo al Direttore del lodge, Graziano, per la sua squisita ospitalità un po’ “tica”, un po’ italiana, e per averci insegnato a comprendere il “linguaggio” delle rane.