I monti della Tolfa

Ho camminato più volte lungo i sentieri dei Monti della Tolfa, per il piacere di camminare. Ho attraversato luoghi dove il verde prorompente dei boschi si alterna al profumo sottile e misterioso delle rocce e dove i freddi minerali si sposano con la vita che ne spezza la durezza. Non è solamente il fascino ambiguo di questa terra che mi seduce. Sono i borghi, i conventi, che parlano di storia e di antiche tradizioni; è la presenza di essenze botaniche di ogni tipo; sono le ampie distese aperte che infondono il senso dello spazio e una profonda calma interiore; è la ricchezza mineralogica di questa terra vulcanica che si offre con rarità uniche al mondo. E’ il volto dolce dei Monti della Tolfa, localizzati a nord di Roma, tra il Lago di Bracciano ed il mare di Civitavecchia, dove la potenza trionfante delle bellezze naturali ancora si avverte e fa parte essenziale della storia geologica trascorsa. Il territorio si estende per circa 77.000 ettari tra il basso Viterbese, l’area dei Monti Cimini e il tratto di costa che comprende oltre Civitavecchia, Santa Marinella, Santa Severa e Ladispoli; il territorio dei comuni di Tolfa e Allumiere (27.000 ettari) costituisce il nucleo centrale del comprensorio tolfetano. Verso nord il comprensorio è delimitato dal corso del fiume Mignone che nasce alle pendici nord-occidentali dei Monti Sabatini e sfocia nel Mar Tirreno a sud delle Saline di Tarquinia. Le linee essenziali del paesaggio mostrano, nel complesso, una modesta varietà di forme tanto da far pensare ad un tranquillo evolversi dei processi geologici che le hanno create; appaiono, infatti, come un insieme di rilievi collinari dal profilo delicato e di modesta altitudine non superiore a 600-700 metri, che scendono con fianchi erti su valli aperte. Ma la complessità geologica dei Monti della Tolfa emerge quando si osservano i domi lavici, tipica espressione del vulcanismo acido che, in molti casi, assumono particolare spicco morfologico nel contesto circostante.

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Questi rilievi, con versanti acclivi e cime generalmente arrotondate, danno vita ad un paesaggio aspro ed impervio, nettamente contrastante con quello delle aree adiacenti, caratterizzato dalle dolci colline sedimentarie che spesso mostrano i segni di intensi fenomeni di erosione. Bellissimi esempi sono il domo sul quale sorge l’abitato di Tolfa e quello di Ripa Maiale nel territorio di Allumiere. La natura vulcanica di questa terra appare evidente anche quando si è di fronte agli imponenti scavi minerari, ormai abbandonati, con pareti a picco alte decine di metri dove i colori della roccia si uniscono alle vivaci sfumature dei minerali di alterazione. Minerali metallici, solfuri di ferro e piombo, alunite, caolino, baritina, fluorite, sono alcuni tra i prodotti sfruttati sin dai tempi più antichi. Poco lontano dal centro abitato di Allumiere, in direzione dell’Eremo della S.S. Trinità, si trova l’antica Cava del Cimitero dalla quale si estraevano caolino e alunite, minerali che si sono formati in seguito al vulcanismo. Infatti, in quest’area, circa 2,5 milioni di anni fa, si scatenò la furia del fuoco con una serie di manifestazioni vulcaniche che plasmarono profondamente il territorio. L’area vulcanica di Tolfa costituisce la parte più settentrionale del distretto vulcanico Tolfetano-Cerite-Manziate che rappresenta l’espressione del vulcanismo più antico del Lazio. Catastrofiche esplosioni con emissione di lave in nubi ardenti, accompagnarono la risalita di magmi acidi e viscosi molto simili a quelli eruttati dal più lontano vulcano Cimino e profondamente diversi dalle lave dei Colli Albani e dei distretti vulcanici dei Monti Vulsini e Sabatini. La composizione chimica delle effusioni laviche e la temperatura hanno conferito al magma eruttato dal vulcano di Tolfa, un’elevata viscosità che lo ha reso incapace di scorrere per grandi distanze. Questa limitazione ha costretto il magma a ristagnare e a raffreddarsi in prossimità del centro di emissione, formando delle cupole laviche a pianta subcircolare o ellittica: i domi lavici.

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Il valore naturalistico dei Monti della Tolfa e tale da poterli considerare un’isola di biodiversità a soli 60 km. da Roma. Una sorta di museo all’aperto che espone pezzi unici e rari come le rocce e i minerali, i boschi e le radure erbose, tra i più estesi del Lazio, con 1000 specie vegetali ed una flora ad orchidee spontanee tra le più ricche in Italia. Altrettanto diversificata è la fauna che annovera specie rare e minacciate o endemiche del territorio italiano. Inoltre, il birdwatching offre incredibili sorprese: tra le oltre 130 specie di uccelli presenti ve ne sono 30 tra le più rare in Europa quali la rondine rossiccia e la cicogna nera; tra i rapaci il biancone e il nibbio reale. Un patrimonio di grande valore cui entra a far parte di diritto il bovino maremmano e il cavallo tolfetano, nobili razze in via d’estinzione.