Berenice, il Falco Pescatore
Nel deserto, oltre il confine della spiaggia attrezzata con ombrelloni di legno e paglia, una coppia di falchi pescatori si riposava sulle dune sabbiose più alte. Bellissimi predatori, questi rapaci sono tipici delle zone umide, vivono in prossimità dell’acqua e frequentano paludi, stagni, fiumi e coste marine. Con un’apertura alare di oltre 150 cm e un peso di quasi 2 kg, mostrano un netto contrasto di colore tra le parti superiori scure con riflessi bluastri e quelle inferiori candide, con delle piccole macchie brune sulle ali che sono lunghe, strette e ben angolate. Le zampe possenti sono dotate di forti artigli ricurvi.
Erano lì in evidenza, quasi tutti i pomeriggi, venivano a farci visita con la loro maestosa bellezza. Riuscivamo ad avvicinarci abbastanza, sembrava quasi volessero collaborare al nostro entusiasmo; il tempo di scattare qualche foto e volavano agili e fieri in punti lontani.
Alcuni falchi, i più intraprendenti, arrivavano sulla spiaggia la mattina e dopo aver pescato mangiavano le loro grosse prede sui tetti di paglia dei nostri ombrelloni, permettendoci di osservare con attenzione il macabro spettacolo.
Al pari di molte altre specie, i falchi pescatori sono uccelli migratori. Percorrono migliaia di chilometri due volte l’anno, tra il continente euroasiatico e l’Africa, affrontando numerosi pericoli ed insidie. Probabilmente i nostri falchi provenivano dalla Sardegna o dalla Corsica. Qui, sulle alte guglie rocciose a strapiombo sul mare, la coppia aveva costruito il proprio nido fatto di grossi ammassi di rami secchi, foderato all’interno con materiale più morbido, come le posidonie raccolte lungo il litorale. Da grandi amanti quali sono, i falchi si erano accoppiati ripetutamente dando alla luce due o tre pulcini, poi accuditi, nutriti e protetti dai predatori e dalle intemperie con grande cura ed apprensione. Nel periodo della crescita, fino all’abbandono del nido, i giovani osservano i genitori e ne imparato i comportamenti.
Nel mese di agosto, quando i genitori partono alla volta delle coste e delle paludi africane, inizia per loro un lungo periodo di erratismo durante il quale il pericolo maggiore è rappresentato dall’uomo. Come le coppie rimangono fedeli al proprio nido e vi tornano ogni anno, i piccoli sopravvissuti, dopo due anni di vagabondaggio, torneranno alle falesie natie per tentare di nidificarvi, segnando così, ancora una volta il punto di partenza dell’eterno ciclo, che da sempre e per sempre la natura ci offre.