“Terra nera” è l’antico nome dell’Egitto, tale da identificare il fertile e scuro terreno depositato dalle piene del Nilo, e differente dalla “terra rossa” del deserto del Sahara che ricopre una vasta area del paese. La lunga storia dell’Egitto, legata a doppio filo sia al Nilo, sia al deserto, è iniziata oltre 3000 anni prima della nascita di Cristo ed ha lasciato all’umanità numerose testimonianze archeologiche ricche di fascino e di mistero. La grande sfinge di Giza e la piramide di Chefren rappresentano simboli indiscussi di questo paese, del suo arcaico passato e della vita egiziana moderna.
Tra i numerosi faraoni che vissero nell’antichità, Ramesse II fu forse il più grande. Non fu solo Re, ma soprattutto un Dio, che ordinava al Nilo di straripare per rendere fertile la terra, che assicurava la riproduzione degli uomini e del bestiame, che induceva il sole a sorgere tutti i giorni. Ramesse II regnò tra il 1279 e il 1212 a.C. per ben 67 anni, ebbe numerose mogli e concubine con le quali dette alla luce 52 figli maschi e altrettante figlie femmine, alcune delle quali divennero a loro volta sue spose. Salì al trono molto giovane con il nome “Ra è forte di giustizia. Eletto di Ra. Amato da Amon”. La sua prima moglie fu Nefertari “la bellissima, l’amata da Mut”, che lo accompagnò nel dominio di un vasto impero che andava dal Sudan alla Libia e si estendeva verso oriente fino alla regione del Tigri e dell’Eufrate. Abile politico, evitò di impegnarsi in gravose imprese militari, donando al paese un lungo periodo di pace e prosperoso sviluppo economico. Il raffinato faraone si dedicò, invece, alla costruzione della splendida città di Pi-ramesse e di molti dei più celebri monumenti egiziani, come i templi di Abu Simbel, il primo pilone e gli obelischi del tempio di Luxor e il Ramesseo, il magnifico tempio memoriale, considerato uno dei più affascinanti capolavori dell’architettura egiziana. Inoltre, fece edificare la sua grande tomba nella sacra Valle dei Re, di fronte a quella prevista per l’eterno riposo dei suoi numerosi figli: un’immensa famiglia unita per sempre nella città dei morti. Ma fu una scelta infelice, poiché in quel luogo la roccia presentava numerose fratture, inoltre erano presenti, negli strati inferiori, formazioni argillose rese instabili dalle infiltrazioni dell’acqua. La tomba venne, così, ripetutamente allagata e riempita da detriti e da fango, i pilastri crollarono e la maggior parte delle meravigliose decorazioni sparirono per sempre. L’eccezionale monumento, già profanato dai ladri nel 1150 a.C., fu individuato tre volte da studiosi che non ne compresero l’importanza, ma l’ostinato archeologo Kent Weeks dell’American University of Cairo riuscì a riportarla alla luce dopo lunghe indagine in un’area destinata a parcheggio per autobus turistici. Ancora una volta l’uomo si trovò così a vagare sulle pareti e pilastri della più grande tomba mai scoperta in Egitto, tra miti e magica fantasia spirituale di questo grande popolo. Gli dei avevano la forma di uomini, altri quella di animali, ed anche le pietre erano divine, rappresentate con alti obelischi. Horus, il dio dalla testa di falco, proteggeva il faraone; Osiride, il dio della morte, della rinascita, dell’oltretomba e della terra, padre di Horus, aveva insegnato agli uomini a seminare e raccogliere; Iside, madre di Horus, rappresentava la donna ideale, per l’amore dimostrato al marito Osiride e per la cura verso il figlio, proteggeva le madri e i bambini; Amon-Ra, il dio sole molto potente, aveva creato l’umanità. Oltre a queste divinità adorate da tutto il popolo, ne esistevano molte altre meno potenti ma non meno significative, sacralizzate con culti diversi nelle varie città e villaggi. Tutte però possedevano la caratteristica di aver preceduto gli uomini sulla terra e la peculiarità di una forza e di un potere che nessuno, al di fuori del faraone, poteva eguagliare. Tra i numerosi dei e dee, i più antichi impersonavano le forze della natura, come l’acqua e l’aria, il sole e la luna, mentre i più recenti idealizzavano la scrittura, l’agricoltura e l’artigianato. La religione era strettamente legata alla magia che permetteva di vincere il terrore generato dall’incapacità di dominare gli eventi naturali più drammatici.
Una religione complessa e singolare caratterizzò questa civiltà, una tra le più antiche del mondo che durò per tre millenni. Dopo il 343 a.C. l’Egitto, però, cadde sotto una serie di dominazioni straniere, che lasciarono tracce indelebili sulla cultura locale. L’identità egiziana si è così evoluta negli ultimi millenni facendo spazio a due nuove religioni, il Cristianesimo e l’Islam. Oggi, quasi il 90% della popolazione è di fede musulmana e del rimanente 10% quasi tutti sono cristiani copti, con una piccolissima minoranza di ebrei.