A tratti sabbioso, l’Erg, a tratti costituito da distese di ciottoli, il Reg, oppure con la morfologia di sconfinati tabulati rocciosi erosi dal vento, l’Hammada, il Sahara ricopre complessivamente una superficie di circa 860 milioni di ettari, di poco inferiore a quella dell’intera Europa. Fra tutti i deserti caldi esistenti è quello più vasto ed anche il più inospitale e dalla costa atlantica si allarga fino al Mar Rosso.

berenice deserto

In quad abbiamo visitato una parte di deserto poco distante dal nostro alloggio: un mare di sabbia giallo, arancione e grigio, che finisce contro il blu del Mar Rosso, dove il vento incessante, padrone assoluto, disegna splendide forme cangianti. Ma non c’è soltanto la sabbia; terriccio, ghiaia, colline di arenaria e quanto è rimasto di antichi rilievi erosi nel tempo, completano la scena. Tra le rocce fessurate si creano i microambienti favorevoli a forme vegetali specializzate: frutti ed erbe curative, i cui segreti sono proprietà del popolo del deserto. Ho provato, incuriosita, a scalare una duna alta più di dieci metri. Sembrava una cosa da nulla, ma la sabbia volava giù, soffice, quasi impalpabile. L’inclinazione del versante era debole ma per me che lo scalavo sembrava ripidissimo: ad ogni passo perdevo il terreno conquistato con il passo precedente. Alla fine, mi sono ritrovata ricoperta di polvere di sabbia. Quello che ci circonda è un ambiente di aspra bellezza fatto di dune e di ghiaia qua e là punteggiato da rocce spettacolose, memoria di un arcaico passato geologico; è una piccola porzione, l’ultimo lembo che giunge al mare, del deserto di Nubia che si estende nella regione orientale del Sahara, su una superficie di circa 50.000 kmq compresa tra il Sudan del nord-est, il Nilo e il Mar Rosso. È attraversato da numerosi torrenti in secca durante l’arco dell’anno, riempiti d’acqua solo le rare volte che piove, gli wadi, che dopo un lungo percorso confluiscono nel Nilo.

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Fin dai tempi più remoti è stato abitato da popolazioni nomadi, ma prima di loro era il paese degli antichi Egizi che estraevano da queste terre i minerali preziosi per i gioielli dei faraoni. Nei pressi di Berenice Pancrisia, la città dell’oro, sono visibili le testimonianze ben conservate degli insediamenti minerari, come resti di fortezze, macine per sbriciolare il quarzo aurifero, ripari in pietra, necropoli a tumulo.

Le piste disegnate nel deserto ci conducono alla tenda dei beduini, con le loro capre, i dromedari, il tè e alcuni oggetti quasi artigianali da vendere ai turisti: una timida brutta copia di quello che poteva rappresentare un attimo di vita di un popolo antichissimo.

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Originari dei deserti arabici nel periodo pre islamico, i beduini erano i reietti, scacciati dai ricchi proprietari agricoli delle oasi, furono costretti a vivere ed organizzarsi negli ambienti più ostili, i deserti. Nomadi, erranti ma liberi, idealisti stravaganti, privi anche del necessario, riuscirono a sopravvivere tra le dune, scoprendone i segreti. Nell’immensità arida e sabbiosa, lontano dai centri agricoli delle oasi, insediavano gli accampamenti in prossimità dei rari punti d’acqua, specializzandosi nell’allevamento. Oggi in Africa, i discendenti delle antiche tribù beduine vivono lungo tutta la fascia sahariana e continuano a costituire gruppi nomadi, dediti all’allevamento e alla pastorizia. Molte tribù del mondo moderno, con l’evolversi dei tempi, sollecitati dalle pressioni culturali dell’occidente, hanno modificato il loro stile di vita diventata stanziale nei villaggi delle oasi, trasformandosi in agricoltori. Abbandonata la tenda dei beduini, una flebile caricatura dell’antica cultura nomade, il sole iniziava a sparire tra le dune, cambiandone i colori. Avevo nel cuore soltanto il volto della piccola figlia del proprietario della tenda: bellissima mi osservava, con quello sguardo dolce dei bambini, così indefinibile, così amichevole e così spaurito, così intelligente e così enigmatico, consapevole ma lontano.

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