Lago di Martignano
Il piccolo lago di Martignano, situato accanto al Lago di Bracciano, è un bacino lacustre di origine vulcanica, appartenente al Distretto Vulcanico Sabatino. Per me rappresenta un angolo di pace a pochi chilometri da Roma, piacevole per trascorrere poche ore la domenica senza il rumore dei motori, nuotando nelle sue acque dove possono transitare soltanto imbarcazioni ecologiche. E’ frequentato soprattutto da persone serene, spesso accompagnate dai loro amici cani altrettanto tranquilli.
In realtà, la nascita, la storia geologica di questo piccolo gioiello incastonato tra le colline laziali, è alquanto complessa e articolata, dominata dalle violente manifestazioni del vulcanismo.
Circa 2 milioni di anni fa tra fuoco e immani boati, il vulcanismo si manifestò a più riprese in quella tormentata regione del Mediterraneo che in parte coincide con il Lazio. A quell’epoca la posizione delle terre e dei mari era molto simile a quella attuale e risultavano ormai formate tutte le principali catene montuose. Ma in quell’atmosfera di apparente quiete geologica, i movimenti di assestamento erano ancora frequenti e favorirono la subsidenza di una vasta estensione del sottosuolo che comprendeva la Toscana, il Lazio e la Campania. Si aprirono così nella crosta terrestre fratture profonde migliaia di metri che permisero la risalita di enormi masse di materia fusa. L’attività vulcanica si accanì in modo particolare nel Lazio settentrionale e diede origine ad una serie di vulcani: Tolfa, Vico e Cimino, Vulsino e Sabatino, disposti lungo una fascia di fuoco parallela alla costa Tirrenica. Furono emessi miliardi di tonnellate di lave, di ceneri e di lapilli, in un susseguirsi di parossismi alternati da lunghe pause. La fuoriuscita di tali materiali causò lo svuotamento del suolo sottostante i crateri che, a loro volta, sprofondarono nella parte centrale originando grandi caldere oggi occupate dalle acque dei laghi di Bolsena, di Vico e di Bracciano. La portata di questi fenomeni fu enorme tale dà conferire al territorio dell’Alto Lazio una morfologia del tutto particolare rispetto a quella delle altre regioni vulcaniche italiane. Indiscusse protagoniste sono state le rocce che con la loro natura chimica diversa hanno creato spettacolari contrasti di forme e di colori, lasciando un’impronta indelebile nella morfologia del paesaggio laziale.
In particolare, mentre imperversava la potenza del Vulcano Vulsino, in una vasta area pianeggiante largamente occupata da terreni argillosi e sabbiosi, esplosero le bocche di fuoco del Vulcano Sabatino, anche questo vulcano vomitò valanghe di materiale che si estesero per 30-40 km dal punto di emissione, interessando gran parte dell’attuale area a nord di Roma. Subì inoltre un destino analogo a quello degli altri vulcani: il cratere sprofondò originando la caldera che oggi accoglie le acque del Lago di Bracciano. Infine, 40.000 anni fa, l’attività si concluse con la nascita del piccolo cratere di Martignano, anche lui occupato dalle acque del lago protagonista del nostro viaggio.
Sul lago di Martignano, protetto dal Parco Naturale Regionale del complesso lacuale di Bracciano-Martignano, non si affaccia alcun centro abitato ma soltanto qualche rara azienda agricola, tra cui un agriturismo. Giungere al lago, però, tutte le volte è una sorpresa. Non è stata costruita nessuna strada asfaltata per arrivare sulle sponde e l’amministrazione comunale gestisce con estrema fantasia il transito dei turisti e dei loro cani. Ogni volta, le regole per conquistare una giornata al lago possono cambiare come muta la sorte della politica che lo gestisce. Generalmente, bisogna lasciare automobili e moto ad un parcheggio dedicato ma non custodito. Da qui, alcune navette trasportano le persone e i cani fino all’imbocco del ripido sentiero che raggiunge il lago, da percorrere a piedi, a cavallo e per i più temerari, in bicicletta. Oltre a chi vuole rilassarsi, il lago è frequentato dagli appassionati di trekking e di canoa.