Riserva dello Zingaro
In quest’area protetta è possibile ammirare uno scorcio di paradiso naturalistico ancora integro, dove la vegetazione spontanea e forte si unisce all’intenso azzurro del cielo terso e del mare cristallino. E’ uno scrigno prezioso di bellezze naturali che si estende su una superficie di 1650 ettari con una fascia litoranea di circa 7 km. Il territorio della riserva è fatto di rocce calcaree e dolomitiche molto antiche, risalenti a circa 250 milioni di anni fa, che danno vita ad un paesaggio morfologico aspro e accidentato con falesie a strapiombo sul mare che formano splendide insenature di spiagge ciottolose e bianche, illuminate dal sole e bagnate dal mare trasparente. Nella zona interna della riserva sono numerosi i fenomeni carsici con formazione di pianori, doline ricche di terra rossa e grotte. Il clima nel suo complesso è definito da una temperatura media annua di 19°C. con una piovosità di circa 645 mm e quando non piove, grandi banchi di nubi provenienti dal mare ricoprono le cime dei monti originando microclimi umidi locali.
La ricca vegetazione presente è rappresentata dalle comuni specie mediterranee e da numerose specie endemiche di notevole pregio naturalistico, come limonium flagellare esclusivo del tratto di costa tra lo Zingaro e Baletrate, il perpetuino, il garofanino , il fiordaliso di Sicilia, la finocchiella, il cavolo selvaggio, l’erba perla, il rarissimo limonio di todaro, le onnipresenti palme nane, piccole verdissime e rigogliose, che donano al paesaggio un fascino particolare.
In realtà, si tratta di un ambiente seminaturale dove l’azione dell’uomo, pastore ed agricoltore, ha da millenni modellato il territorio. Nell’insieme, sono presenti seicento specie di piante vascolari, oltre un centinaio di macromiceti, briofite, felci e licheni che esplodono di vita all’arrivo della primavera. La riserva “orientata” è soggetta a rimboschimenti con essenze locali in determinate aree, mentre in altre zone si osserva l’evoluzione naturale delle specie vegetali; altre ancora sono adibite al pascolo controllato. Infine, piccole aree vengono ancora coltivate come avveniva in passato.
Iniziata l’escursione dall’ingresso Nord della Riserva (San Vito Lo Capo), proseguendo verso sud (Scopello), abbiamo visitato, lungo il percorso, il museo delle attività marinare e il museo della civiltà contadina, piccole realtà espositive che mostrano le arti e i mestieri, le tradizioni culturali del passato.
Straordinario e attraente è il paesaggio marino: le numerose calette viste dall’alto delle falesie, appaiono bianche, fatte di ciottoli chiari, a volte bordate dalle scure rocce calcaree, con il mare celeste, turchese, limpido, simile a quello dell’ambiente tropicale. A Cala della Disa o Zingaro abbiamo sostato per un meritato riposo dal cammino e per godere di quell’acqua irresistibile.
Il paesaggio subacqueo riflette la bellezza esteriore dell’ambiente e l’integrità delle acque è testimoniata dal continuo susseguirsi di colori e di forme peculiari come lithophyllum tortuosum, un’alga rossa intricata e sfrangiata che si rinviene sulle sponde dove l’impatto del mare si fa tumultuoso e come cystoseira stricta, alga che prospera a livello di marea e testimonia il grado di purezza delle acque. A profondità maggiori appaiono anemoni, rose di mare e madrepore che colorano le pareti di arancio e rosso fuoco. Sono presenti anche spugne dalle tonalità gialle, violette e rosse che rivestono antri e cunicoli. Ancora più giù nel mare vive ancora il corallo rosso.